Policastro (frazione di Santa Marina): abit. 3200; alt. m 14 s.l.m.
La cittadina vanta una storia illustre che ne riconduce la nascita intorno al 470 a.C. ad opera di Micito, tiranno di Reggio. Ne parla l’antico storico greco Strabone. La ritroviamo in epoca romana, eletta municipio col nome di Buxentum (dalla pianta di bosso presente in zona). Aveva un forum (piazza) e un macellum (mercato). Si ammantò di gloria nel V sec. d.C. quando diede i natali a Livio Severo, imperatore romano nel 461. Devastata dai Vandali di Genserico, dopo un periodo di decadenza fu dei Bizantini, che vi costruirono
un castello nel VII sec.
Alla dominazione Normanna seguì quella Angioina, durante la quale Policastro, che era ormai divenuta importante, venne di nuovo fortificata ed il suo porto ingrandito.
Dopo l’anno Mille fu assoggettata a Roberto il Guiscardo e agli Angioini. Fu ampliato il porto e furono rafforzate le fortificazioni che non valsero a salvarla dalla flotta di Andrea Doria. Nel 1328 Policastro era di proprietà della famiglia genovese dei Grimaldi, per passare ai Sanseverino nel 1397 e nel 1496 ai Carafa che l’hanno posseduta fino alla scomparsa dei feudi nel 1806.
I visitatori, quando giungono a Policastro, cercano subito la cattedrale, dedicata a Santa Maria Assunta, la cui fama varca i confini della Campania. Le notizie riguardanti le sue origini si sono perse nel tempo. L’edificio che ammiriamo è dell’XI sec. e fu commissionato da Roberto il Guiscardo. Nel 1079 intervenne il vescovo di Salerno Alfano I a consacrarlo. Sul lato il campanile a tre ordini, la cui parte più antica è della seconda metà del XII sec. La rassegna delle opere d’arte all’interno è ampia. Nella cripta sono situati un pregevole Paliotto
e una Pietà di scuola Senese, con due fila di 7 colonne in pietra che sorreggono la volta a crociera. Gli storici iniziano col dire che la cripta è la parte più antica e quasi sicuramente è del VI sec. d.C. Sulla facciata si notano il portale, con due leoni ai lati, nella cui architrave sono stati scolpiti la data di costruzione e lo stemma del vescovo consacrante, un rosone romanico, una edicola marmorea con un bassorilievo recante la Vergine Maria in trono col Bambino e Angeli. L’interno è a una navata con altari laterali. Il presbiterio è sopraelevato per la cripta sottostante; nella volta è raffigurata una scena del Paradiso e nei pennacchi i quattro evangelisti. Belle le immagini delle tele inserite nel soffitto ligneo che circondano la Raffigurazione di Maria al centro. Pregevole è il monumento sepolcrale del vescovo Giulio Gallotti del 1400. Il pavimento presenta maioliche decorate.
Restano i ruderi del castello e delle mura dei bizantini e qualche traccia del convento di S. Francesco.
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